Le Storie di San Francesco negli affreschi del ‘600 a Borgo a Mozzano. Benozzo Gozzoli, l’ “albero della conformità”, il “pranzo mistico” e altre suggestioni

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E’ trascorso quasi un anno da quando, incuriosito dalla presenza di un raro soggetto francescano in un dipinto del Museo di San Marco, cercai di offrirne una nuova lettura: il pranzo mistico di Santa Chiara e San Francesco.  Lo stesso soggetto ricompare oggi, dopo il restauro,  in una lunetta del chiostro del Convento di San Francesco a Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca,  parte di un ciclo secentesco dedicato alla vita del Santo di Assisi. Su storia e iconografia del ciclo, è uscito da poco uno studio, a cura di Christopher Stace (A sua immmagine, 2016). Basato su fonti agiografiche e artistiche, è un bell’esempio, così raro in Italia, di alta divulgazione culturale: rigoroso, ma al tempo stesso chiaro e accessibile a tutti, ricchissimo di immagini.

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Era il 1635 quando il maestro Domenico Manfredi da Camaiore, probabilmente assieme a qualche aiuto, iniziò a dipingere le lunette del chiostro del convento dei Minori Osservanti di Borgo a Mozzano. Edificato negli anni Venti del ‘500, con il beneplacito di Clemente VII, secondo papa Medici, il convento del Borgo, con la sua arte e la sua storia,  rivela l’importanza  e la popolarità dell’Osservanza francescana, in una terra che, nel ‘400, aveva assistito all’opera e alle predicazioni dei frati Ercolano da Piegaro, Bernardino da Siena e Bernardino da Feltre, “campioni” dell’Osservanza.  Il lavoro del Manfredi si protrasse fino al 1637, per un totale di 29 lunette affrescate (più una esterna, sopra il portone di ingresso: L’incontro fra San Francesco e San Domenico), che illustrano 38 episodi della vita di San Francesco (con tanto di iscrizioni in volgare, sotto ciascuna lunetta, a descrivere le “storie” dipinte).

Sopra il portone esterno: L’incontro fra San Francesco e San Domenico
Sopra il portone esterno: L’incontro fra San Francesco e San Domenico
Lunetta IX: Francesco è assalito dai demoni
Lunetta IX: Francesco è assalito dai demoni

Del pittore Domenico Manfredi da Camaiore non si conosce altro. Rimane la sua arte, dallo stile semplice e popolare (tanto vicina agli ex-voto, a certi tabernacoli, ad immagini di culto domestiche), esempio di sincera devozione di una terra della provincia lucchese. Le famiglie più abbienti (ricordate dagli stemmi gentilizi sotto le lunette) finanziarono l’impresa nel ‘600 e, nell’800, curarono il primo restauro. I francescani chiamarono l’artista e, verosimilmente, concordarono con lui i soggetti da illustrare. Ma è tutta la comunità del Borgo che, nel corso dei secoli, si è sempre sentita legata e, in qualche modo, si è identificata nel convento dei frati minori. Tanto che, quando, in tempi più recenti, i francescani hanno deciso di lasciare la struttura, è stata un’associazione locale, la Fraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano, a farsene carico, gestendo ristrutturazioni e restauri (l’ex convento è oggi un centro di ospitalità per anziani).

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Il restauro del chiostro e delle lunette, che risultavano molto deteriorate, è stato eseguito a partire dal 2012 ed è quasi terminato (21 lunette completate, ancora 8 da restaurare, di cui 5 in fase di recupero).

Il ciclo francescano del Borgo, non legato al nome di un artista di fama, sarebbe forse rimasto sconosciuto ai più, se non fosse che, per una felice coincidenza (o provvidenza?), a quei dipinti si è accostato con interesse Christopher Stace, eclettico studioso inglese, di formazione classica, residente a Bagni di Lucca.

Stace, infatti, era allora impegnato nell’ardua traduzione dal latino in  inglese di una importante fonte agiografica francescana di fine ‘300, il De Conformitate di Bartolomeo da Pisa (a dir poco monumentale, 600.000 vocaboli!). La consonanza di alcuni soggetti dipinti nelle lunette con episodi descritti nel De Conformitate ha spinto lo studioso ad approfondire il tema delle fonti agiografiche (e artistiche) del ciclo francescano di Borgo. Ne è nata una pubblicazione, bilingue (italiano/inglese): A sua immagine. La vita di San Francesco negli affreschi del convento di Borgo a Mozzano (Maria Pacini Fazzi Editore, Borgo a Mozzano 2016).

Christopher Stace (il secondo da sinistra) presenta il suo studio nella chiesa del convento di San Francesco a Borgo a Mozzano
Christopher Stace (il secondo da sinistra) presenta il suo studio nella chiesa del convento di San Francesco a Borgo a Mozzano

Anche se l’autore, con tipica modestia britannica, la definisce in prefazione “una piccola guida per turisti e visitatori”, si tratta, in realtà, di un vero e proprio catalogo, in cui ogni lunetta viene dettagliatamente descritta e accompagnata da immagini. Piacevole da consultare, è uno studio utile sia a chi si interessa di storia e agiografia francescana, sia a chi intenda “leggere” più correttamente opere e cicli artistici dedicati alla vita di Francesco da Assisi.

Le Storie della vita di San Francesco di Borgo a Mozzano sono disposte in ordine essenzialmente cronologico, dalla nascita alla morte, cui seguono la traslazione del corpo ad Assisi e il suo rinvenimento da parte di papa Niccolò V. Come è tipico dei cicli pittorici, una lunetta può raffigurare più scene della vita del santo: 6 lunette presentano due episodi, una lunetta tre episodi, mentre le restanti 22 (più quella esterna) ne illustrano uno solo. Sono esclusi i miracoli operati da san Francesco dopo la morte.

La scelta dei soggetti, secondo l’immagine che di San Francesco si aveva nel ‘600, si basa sulle fonti francescane più antiche, di XIII-XIV secolo, specialmente la Legenda Maior di San Bonaventura, integrate dai Fioretti  e da altri testi più tardi. Come più volte evidenziato da Stace, tra le fonti di riferimento assume una particolare rilevanza il De Conformitate Vitae Beati Francisci Ad Vitam Domini Iesu di Bartolomeo da Pisa (1385-90), incentrato sulla somiglianza, più esattamente “conformità”, della vita di San Francesco con quella di Cristo. In particolare, a Borgo a Mozzano ci sono tre storie dipinte “che non si trovano al di fuori del De Conformitate: Francesco moltiplica i pani, La Vergine porge il Bambino Gesù a Francesco e Il bambino rianimato dopo essere caduto in un calderone bollente” (A sua immagine, p. 219).

Il De Conformitate, ricorda Stace, a metà del ‘500 fu violentemente attaccato dai luterani, che contestavano la rappresentazione di San Francesco come “alter Christus”, quasi un secondo Cristo, cara alla tradizione francescana. E’ suggestivo pensare che l’importanza del De Conformitate nel ciclo secentesco di Borgo, in piena Controriforma, si possa inserire in quella polemica, come risposta dei francescani, orientati a riaffermare orgogliosamente il legame tra Cristo e Francesco.

De Conformitate, prima edizione a stampa (1510)
De Conformitate, prima edizione a stampa (1510)

 Come spiega Stace,  “Nel De Conformitate ci sono 40 somiglianze in tutto tra Francesco e Gesù Cristo, ciascuna esposta in un proprio capitolo, la cui prima parte è dedicata a Cristo, la seconda a San Francesco. Le somiglianze rilevate (alcune ovvie, altre strumentali o anche fantasiose) sono viste come frutti che crescono su un albero… L’albero utilizzato per illustrare il De Conformitate ha dieci rami su entrambi i lati di un tronco centrale al vertice del quale si trova il Cristo crocifisso” (A sua Immagine, p. 216).

L’albero del De Conformitate, sul modello  del Lignum Vitae di San Bonaventura, si inserisce perfettamente nella tradizione francescana degli alberi della vita e della croce. Del resto, lo stesso Bartolomeo da Pisa, come ricorda Stace, aveva già utilizzato un albero nella descrizione della vita della Vergine Maria (De vita et laudibus Beatae  Mariae Virginis, 1382). Sull’immagine dell’albero e della vite mistica, in ambito domenicano, si può leggere un mio recente contributo, su questo blog, dedicato a Il crocifisso segreto di Beato Angelico, l’albero dei domenicani, la vite mistica e altre divagazioni attorno all’affresco del Capitolo di San Marco.

Sul modello della Legenda Maior di San Bonaventura e del De Conformitate di Bartolomeo da Pisa, il ciclo di Borgo a Mozzano è dunque incentrato sulla corrispondenza tra la vita di Cristo e quella di Francesco, in tutti i momenti della vita, incluse la passione e la gloria.

Lunetta XXII (dettaglio): Francesco riceve le stigmate dal Serafino
Lunetta XXII (dettaglio): Francesco riceve le stigmate dal Serafino

E’ verosimile che i frati committenti abbiano scelto i soggetti da dipingere e che abbiano dettato le iscrizioni nei cartigli sotto le lunette, con la descrizione delle “storie”. Ma è possibile che anche l’artista, Domenico Manfredi da Camaiore, abbia avuto un ruolo in tale scelta.

Pare indubbio che il Manfredi conosca bene gli importanti cicli di affreschi del centro-Italia dedicati alla vita di San Francesco, quelli di Giotto (Assisi e Firenze), Benozzo Gozzoli (Montefalco) e Domenico Ghirlandaio (Firenze). Alcune scelte iconografiche sembrano derivare, più o meno variate, da tali cicli. Si potrebbe ipotizzare un viaggio di “istruzione” del pittore camaiorese nei luoghi della grande arte francescana: in almeno due lunette (XXV, XXVIII) la raffigurazione di Assisi appare piuttosto verosimile.

Lunetta XXVIII, Il corpo di Francesco viene portato verso Assisi. Stemma della famiglia Santini
Lunetta XXVIII, Il corpo di Francesco viene portato verso Assisi. Stemma della famiglia Santini

Vale la pena ricordare che il ‘600, in ossequio ai principi della Riforma cattolica, è il secolo d’oro dei cicli pittorici agiografici che, soprattutto nei chiostri conventuali, illustrano storie e miracoli dei santi e dei fondatori degli ordini. Solo a Firenze, nel XVII secolo si affrescano le lunette di almeno 12 chiostri, in contesti francescani, serviti, benedettini, domenicani, carmelitani e agostiniani. Nel convento domenicano di San Marco, ai primi del ‘600 si affresca il primo chiostro (Storie di Sant’Antonino), a cavallo fra ‘6 e ‘700 si dipingono le lunette e i medaglioni del chiostro grande (Storie di San Domenico).

In Toscana, il più importante ciclo francescano del ‘600 è quello del Convento di San Salvatore ad Ognissanti a Firenze, dove i frati minori osservanti, come a Borgo a Mozzano, fecero dipingere nel chiostro le Storie della vita di San Francesco, iniziate da Jacopo Ligozzi nel 1600 e proseguite, nei primi decenni del secolo, da Giovanni da San Giovanni e altri artisti. L’esempio autorevole di Ognissanti, una sorta di prototipo, potrebbe avere influito sulla decisione di far dipingere il ciclo di Borgo. Se, stilisticamente, la pittura aggiornata di Ognissanti non pare aver avuto grande influenza su Domenico Manfredi, è pur vero che, se si considerano i soggetti, si ritrovano a Borgo a Mozzano almeno venti episodi illustrati ad Ognissanti, di cui alcuni non presenti nei cicli pittorici più antichi, in quanto derivati da fonti più tarde. Solo uno studio più analitico potrebbe valutare, dal punto di vista iconografico, l’influenza del ciclo fiorentino su quello del Borgo e l’importanza, per entrambi, anche di autori francescani di XV-XVII secolo (come Mariano da Firenze, Marco da Lisbona, Luca Wadding e altri). In ogni caso, è difficile pensare che il pittore Domenico Manfredi, o qualche frate del convento del Borgo, non conoscesse le lunette di Ognissanti, o, almeno, i relativi soggetti.

Christopher Stace, nel suo studio, pone giustamente l’accento sulla relazione speciale che lega gli affreschi di Borgo a Mozzano e quelli realizzati in Umbria, a Montefalco, da Benozzo Gozzoli (1450-52). Entrambi i cicli, infatti, “si concentrano sulla vita di San Francesco dalla nascita alla morte e sulla glorificazione finale, piuttosto che sui miracoli postumi. Mentre il ciclo di Manfredi è sostanzialmente cronologico, Gozzoli ha invece scelto di presentare la sua storia secondo un criterio tematico…L’attenzione di Gozzoli, che ritroviamo anche in Manfredi, si concentra nella ricerca di parallelismi e somiglianze (conformità) della vita di Francesco con quella di Cristo…E’ chiaro che il Manfredi e il Gozzoli sono entrambi stati influenzati dal De Conformitate di Bartolomeo” (A sua immagine, passim).

Domenico Manfredi, quasi due secoli dopo, sembra guardare soprattutto al ciclo di Montefalco: “I 12 affreschi di Gozzoli contengono 19 episodi distinti della vita del santo Francesco; non meno di 13 di questi sono rispecchiati da Manfredi a Borgo” (A sua immagine, p. 220).

Esemplare è il soggetto che raffigura La nascita di Francesco, in cui, sia nel Manfredi sia nel Gozzoli, il santo nasce in una stalla, a rafforzare la “conformità” della vita di Francesco a quella di Cristo. In entrambi gli affreschi, una parete divisoria distingue la scena della nascita da quella del pellegrino/angelo che fa visita al bambino. Pare indubbio che la lunetta di Manfredi a Borgo sia una variante, piuttosto letterale, della scena dipinta da Benozzo a Montefalco. La nascita di Francesco in una stalla è un soggetto illustrato anche nel ciclo fiorentino di Ognissanti. L’episodio, assente nelle fonti più antiche, segue una tradizione di primo ‘400. Ad Assisi, l’Oratorio di San Francesco Piccolino, secondo la tradizione, fu edificato proprio sul luogo della stalla.

Domenico Manfredi: Lunetta I, La nascita di Francesco; Il pellegrino alla porta
Domenico Manfredi: Lunetta I, La nascita di Francesco; Il pellegrino alla porta
Benozzo Gozzoli: Scena I, La nascita di Francesco; Il pellegrino alla porta
Benozzo Gozzoli: Scena I, La nascita di Francesco; Il pellegrino alla porta

Gozzoli e Manfredi illustrano anche l’episodio, citato sia dalla Legenda Maior di Bonaventura, sia dal De Conformitate, dell’ “uomo semplice” che distende il mantello ai piedi di Francesco (in “conformità” a quanto avvenne a Cristo quando entrò a Gerusalemme). Benozzo inserisce l’episodio nella prima scena, Manfredi ne fa il soggetto della seconda lunetta.

Domenico Manfredi: Lunetta II (dettaglio), Un uomo distende il suo mantello sotto i piedi di Francesco
Domenico Manfredi: Lunetta II (dettaglio), Un uomo distende il suo mantello sotto i piedi di Francesco
Benozzo Gozzoli: Scena I (dettaglio), Un uomo distende il suo mantello sotto i piedi di Francesco
Benozzo Gozzoli: Scena I (dettaglio), Un uomo distende il suo mantello sotto i piedi di Francesco

Le affinità tra Benozzo Gozzoli e Domenico Manfredi sono evidenti anche nelle due storie seguenti:

Domenico Manfredi: Lunetta III, Francesco riveste un povero; In sogno Dio appare a Francesco e gli mostra una stanza piena di armature (la visione della chiesa militante)
Domenico Manfredi: Lunetta III, Francesco riveste un povero; In sogno Dio appare a Francesco e gli mostra una stanza piena di armature (la visione della chiesa militante)
Benozzo Gozzoli: Scena II, Francesco dona il mantello ad un povero; Il sogno di Francesco
Benozzo Gozzoli: Scena II, Francesco dona il mantello ad un povero; Il sogno di Francesco

Sull’esempio di Giotto ad Assisi, non può mancare il celebre episodio in cui papa Innocenzo III vede in sogno Francesco che sostiene la basilica di San Giovanni in Laterano (nella tradizione domenicana, è San Domenico il protagonista del sogno):

Domenico Manfredi: Lunetta V (dettaglio), Il sogno di papa Innocenzo III
Domenico Manfredi: Lunetta V (dettaglio), Il sogno di papa Innocenzo III
Benozzo Gozzoli: Scena V (dettaglio), Il sogno di papa Innocenzo III
Benozzo Gozzoli: Scena V (dettaglio), Il sogno di papa Innocenzo III

Manfredi illustra la vicenda di Francesco in Egitto alla corte del sultano, dividendola in due lunette: la predica davanti al sultano (con la prova del fuoco) e la tentazione da parte di una donna “bellissima del corpo ma sozza dell’anima”, come riportano i Fioretti (Francesco invitò la donna a giacere con lui su un letto di braci ardenti e lei si convertì). Il Gozzoli a Montefalco unisce i due episodi in una scena unica (dove, sinteticamente, sono presenti il sultano, la donna e un solo fuoco).

Domenico Manfredi: Lunetta VII, Francesco davanti al sultano
Domenico Manfredi: Lunetta VII, Francesco davanti al sultano
Domenico Manfredi: Lunetta VIII, Francesco viene tentato da una donna moresca
Domenico Manfredi: Lunetta VIII, Francesco viene tentato da una donna moresca
Benozzo Gozzoli: Scena X, Francesco davanti al sultano e la tentazione da parte di una donna
Benozzo Gozzoli: Scena X, Francesco davanti al sultano e la tentazione da parte di una donna

Fra i soggetti insoliti del ciclo di Borgo a Mozzano, come già accennato, spicca quello della dodicesima lunetta, Il pranzo mistico di Chiara e Francesco a Santa Maria degli Angeli, la cui iconografia, derivata dai Fioretti, è stata oggetto di un mio articolo su questo blog, in riferimento ad una tela cinquecentesca esposta nel Museo di San Marco a Firenze. Mentre nel chiostro di Ognissanti a Firenze, e in altri esempi del ‘600, quali il chiostro del convento di Giaccherino presso Pistoia, per introdurre la figura di Santa Chiara si preferisce il noto soggetto della vestizione di lei ad opera di Francesco, a Borgo a Mozzano si sceglie questo episodio più raro. Come ricorda Stace, anche nel De Conformitate di Bartolomeo da Pisa, se pur molto succintamente rispetto ai Fioretti, se ne fa cenno: “Cum beato Francisco et sociis sancta Clara comedendo et socia sua, Spiritus Sanctus descendit super eos, ac omnes in Deum sunt rapti  (V 81, 331), ovvero “Mentre Santa Chiara e una sua compagna mangiavano assieme al Beato Francesco e ai suoi compagni, lo Spirito Santo discese su di loro e furono tutti rapiti verso Dio”. A Borgo a Mozzano, l’episodio si svolge all’interno di una grande aula basilicale, che, forse, raffigura anacronisticamente la nuova monumentale chiesa di Santa Maria degli Angeli, costruita fra ‘5 e ‘600, che inglobò la Porziuncola e l’antico convento.

Domenico Manfredi: Lunetta XII, Le poverelle di Chiara mangiano con Francesco ed i suoi compagni
Domenico Manfredi: Lunetta XII, Le poverelle di Chiara mangiano con Francesco ed i suoi compagni
Lunetta XII (dettaglio)
Lunetta XII (dettaglio)
Lunetta XII (dettaglio)
Lunetta XII (dettaglio)

E’ interessante notare come il pranzo mistico di Chiara e Francesco, nel convento di Borgo, sia seguito dall’illustrazione di un altro “pasto mistico”, nella lunetta XIII, di cui fa menzione solo il De Conformitate: Francesco compie il miracolo della moltiplicazione dei pani (in “conformità” a quanto aveva fatto Cristo). Ad Ognissanti, invece, ma col medesimo significato, è illustrato Francesco che trasforma l’acqua in vino per dissetare gli operai al lavoro nel convento di Celle, nelle Marche.

Al centro e a destra: Lunette XII e XIII, i due “pasti mistici”
Al centro e a destra: Lunette XII e XIII, i due “pasti mistici”

A conclusione del ciclo di Borgo, nella ventinovesima lunetta, troviamo un altro soggetto meno noto, attestato da tradizioni tarde, ma piuttosto popolare nel ‘600: Papa Niccolò venera il corpo incorrotto di San Francesco. Secondo la leggenda, Niccolò V (Tommaso Parentucelli da Sarzana), ordinatore della Biblioteca di San Marco a Firenze e poi, da papa, committente di Beato Angelico a Roma, nel 1449 si recò ad Assisi, nella cripta della basilica inferiore, dove rinvenne il corpo di Francesco, in piedi e intatto. Il papa sollevò il lembo della veste del santo e vide la piaga del piede, ancora sanguinante per le stimmate.

Lunetta XIII: Papa Niccolò visita la tomba di San Francesco
Lunetta XIII: Papa Niccolò visita la tomba di San Francesco

Si potrebbe continuare con molti altri esempi. Il ciclo di affreschi del convento di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca, è, davvero, una miniera di suggestioni e spunti, storici e artistici, francescani e non solo.

Non resta altro che andare a visitarlo di persona. Meglio se accompagnati da una guida d’eccezione, il bel volume di Christopher Stace.

Alessandro Santini

 

Per saperne di più:

copertina

Christopher Stace, A sua immagine. La vita di San Francesco negli affreschi del convento di Borgo a Mozzano, testo italiano/inglese, Maria Pacini Fazzi Editore, Borgo a Mozzano 2016.

Convento di Borgo a Mozzano, sito ufficiale

Servizio televisivo del 10 settembre 2015 – NoiTv: